Amleto si poneva domande esistenziali parlando con un teschio.
Non avendo la possibilità di trovare un cranio in
maniera legale a buon mercato (forse su Ebay? non ho guardato), le domande
esistenziali le pongo a voi, fortunatissimi che leggete questo blog.
Il quesito in oggetto è: come comportarsi con chi appare dopo un lungo periodo in cui ci si è persi di vista e vuole incontrarvi?
Il quesito in oggetto è: come comportarsi con chi appare dopo un lungo periodo in cui ci si è persi di vista e vuole incontrarvi?
Le scuole di pensiero sono quattro:
I MA NON CI PENSO PROPRIO: di natura piuttosto schiva, le persone che seguono questa visione del mondo vivono la ricomparsa di antiche amicizie e/o amori con la stessa serenità con cui accoglierebbero il ritorno dei morti viventi di Romero. Quando vengono rintracciati, si chiudono a riccio finché la controparte demorde e batte in ritirata, stremata da tanto silenzio.
I MA NON CI PENSO PROPRIO: di natura piuttosto schiva, le persone che seguono questa visione del mondo vivono la ricomparsa di antiche amicizie e/o amori con la stessa serenità con cui accoglierebbero il ritorno dei morti viventi di Romero. Quando vengono rintracciati, si chiudono a riccio finché la controparte demorde e batte in ritirata, stremata da tanto silenzio.
Gli ENTUSIASTI. Quelli che ci credono davvero, convinti che ciò che è stato in passato sia rimasto inalterato anche nel presente. Spesso sono quelli che organizzano raduni e incontri. Ad ogni passaggio di decennio (cena dei 30 anni, cena dei 40 anni ecc) stanno sempre a capotavola.
I CONFLITTUALI. Non avrebbero tanta voglia, però sono
curiosi. Prima dicono sì, poi no, poi vediamo, poi Ok, chiedono chi c’è e chi
non c’è, alla fine disdicono e poi si presentano a sorpresa. Per poi
pentirsi.
I COMPETITIVI.
Non vedono l’ora di sbandierare tutto ciò che secondo loro è indice di
successo nella vita (lavoro, studi, soldi e via discorrendo). Alla prima innocente domanda “Cosa fai di bello nella
vita?”, sbranano l’interlocutore a colpi di trionfi (o presunti tali) e lo
bloccano fino all’arrivo del dolce, quando il malcapitato tenta di darsi fuoco
con l’accendifiamma che portano insieme alla crème brulée.
Io ero un'entusiasta, ora sono passata tra i
conflittuali. Diciamo che faccio selezione, ecco. Inoltre l'esperienza mi ha insegnato che non tutto ciò che è stato rimane uguale nel tempo, anche
se l’apparenza può ingannare.
Questa lezione di vita l’ho imparata a Lisbona. Metti che ti contatta un vecchio amico conosciuto anni prima e mai più visto. Inizialmente c’è dell’indecisione (categoria numero 3: fase conflittuale). Lui ti invita a casa sua, perché ha organizzato una cena e saranno presenti altre persone. Metti che quella sera non hai di meglio da fare e il fado ti deprime, ed ecco che ti ritrovi su un taxi a chiedere di essere portata in Rua de Jairzinho Tostão de Cacao Meravigliao (categoria numero 4: entusiasmo e ottimismo a volontà).
Questa lezione di vita l’ho imparata a Lisbona. Metti che ti contatta un vecchio amico conosciuto anni prima e mai più visto. Inizialmente c’è dell’indecisione (categoria numero 3: fase conflittuale). Lui ti invita a casa sua, perché ha organizzato una cena e saranno presenti altre persone. Metti che quella sera non hai di meglio da fare e il fado ti deprime, ed ecco che ti ritrovi su un taxi a chiedere di essere portata in Rua de Jairzinho Tostão de Cacao Meravigliao (categoria numero 4: entusiasmo e ottimismo a volontà).
Era una luminosa serata quando, con le luci del
tramonto, mi accingevo ad andare a cena dal mio amico, che chiameremo convenzionalmente
Erasmus (poi capirete il perché).
Lisbona è una città meravigliosa, ma se il tassista
guida solo usando due marce, la prima per partire e la quinta per tutto il
resto, sembrerà di essere su un ottovolante urbano. Dopo vari saliscendi e due
mancati tamponamenti, l’autista si ferma e inizia a consultare uno stradario.
Stavo per aiutarlo e cercare su Google Maps, quando lo sento esclamare
“Eurekao! Eu finalmente capitao onde està rua maledettao” (non ha detto questo, per comodità riporto
ciò che ho compreso). Riparte in picchiata, tanto che ho pensato che
saremmo decollati e atterrati sul famoso tram giallo n° 28, che transitava nei
paraggi. Dopo altri giri, il tassista inchioda e dice “chegamos ao destino,
siamo arrivati”.
Guardo fuori dal finestrino. Ormai è buio e il vicolo
che vedo davanti è privo di luce. Guardando dall’oblò della Stazione Spaziale
Internazionale verso il cosmo infinito, credo si abbia la stessa sensazione di
vuoto e di oscurità. L’uomo al volante comprende il mio smarrimento e mi dice
che mi porterà dall’altro ingresso della strada, a nord, perché forse c’è più
luce.
Effettivamente da quella parte ci sono due lampioni dalla luce giallo bile, che consentono una minima visibilità. Mi faccio coraggio: esco dal taxi, e con un rapido scatto (Bolt, devi venire ad allenarti a Lisbona, dammi retta) evito due pusher, suono il campanello del portone e appena si apre mi fiondo al secondo piano.
Effettivamente da quella parte ci sono due lampioni dalla luce giallo bile, che consentono una minima visibilità. Mi faccio coraggio: esco dal taxi, e con un rapido scatto (Bolt, devi venire ad allenarti a Lisbona, dammi retta) evito due pusher, suono il campanello del portone e appena si apre mi fiondo al secondo piano.
Il mio primo pensiero sarebbe stato di dire al mio
amico “ma dove cavolo vivi??” ma la mia buona educazione me lo avrebbe
impedito. Comunque alla fine tutto ciò non mi ha nemmeno sfiorato, perché
appare Erasmus: è identico a come lo ricordavo. Faccio
appena in tempo a pensare “ma come ha fatto?” che entrando in casa trovo la
risposta.
Egli vive sospeso nel tempo, più precisamente negli
anni dell’Università. Anche se la maturità anagrafica dovrebbe averlo
già contaminato, vive come se dovesse studiare fuorisede in eterno. Un
materasso sulla parete, scatoloni aperti dovunque, un tavolo pieno di
sigarette, libri, portacenere, medicine, bicchieri e vari tipi di alcolici. Il
pavimento è semplicemente la continuazione del tavolo, ma su un livello più
basso. Per fare qualunque tragitto, bisogna affrontare un percorso ad ostacoli.
L’eterno studente Erasmus: ha la foto del libretto universitario che invecchia
per lui.
Gli altri invitati alla cena sono un colossale rasta
dalla testa enorme con il classico berretto multicolore, che visto di schiena
ho scambiato per un fungo vivente. Ci sono anche due ragazze, che chiamerò
Fatima e Lourdes, perché non mi ricordo i loro nomi. Vestite uguali di nero con
un completo maglia e gonna, sembravano due vedove gemelle dietro al feretro.
La serata prosegue: si chiacchiera amabilmente, per
fortuna tutti parlano inglese e così mi sento coinvolta nella conversazione, perché
di portoghese non capisco niente. L’amico Erasmus mi racconta la sua vita e la
sua attività, anche piuttosto di successo, senza la minima spocchia dei
competitivi (categoria 4 di cui sopra).
Il rasta nel frattempo dice “manca il pane, vado a
prepararlo”. Cerco di contenere il mio stupore (a voi è capitato di andare
in una cena in cui un gigante ve lo impasta e lo cucina?)
mentre lui si mette all’opera con farina e acqua.
Dopo una mezz’ora, ci mettiamo a tavola. Erasmus ha
preparato in mio onore le lasagne con il ragù bolognese. Arriva il pane: è una
versione di pane azzimo, non lievitato, servito con una non ben identificata
salsa mediorientale che apprezzo particolarmente. Ad un certo punto, sento
qualcosa che non va. Cerco di non darlo a vedere e prendo
un tovagliolo di carta per sputare con la massima discrezione pane, salsa e ...
capelli. Tanti capelli.
Non so se erano nella salsa o nel pane, ma mi passa la
voglia di mangiare entrambi. Butto un occhio in cucina e lo riprendo subito: se
entrassero lì dentro i NAS, non la chiuderebbero, lancerebbero direttamente il
napalm. Nel frattempo la lasagna è stata riscaldata e mi tocca assaggiarla dato
che è stata cucinata apposta per me. Ha un gusto un po' strano. Chiedo a Erasmus “chi ti ha dato la ricetta? C’è un sapore che non
riesco ad identificare”. Prudentemente ho chiesto una mini porzione, anche se
in realtà avevo saltato pranzo e sentivo il leone della Metro Goldwyn Mayer
ruggirmi nello stomaco.
Erasmus dice che è un segreto rivelatogli dalla nonna
di un suo amico italiano e che non può renderlo noto a nessuno. Alla
fine, vista la mia insistenza, svela l’arcano: quel "non so che" è il
risultato che si ottiene quando si prepara il ragù tre giorni prima. Non riesco
a trattenermi e gli chiedo “lo lasci in frigo così tanto tempo?” e lui “ ma no,
il trucco è proprio questo: tenerlo a temperatura ambiente”.
Ormai vedo in anteprima il film che si
proietterà stanotte in camera mia: io abbracciata al bianco trono di ceramica
in bagno che svuoto l’anima, insieme a pane non lievitato e ragù fermentato. Mi viene da sorridere, anche se probabilmente è una
paresi dovuta alle tossine appena ingerite, ma sono rassegnata al mio destino.
Com’è andata a finire? Che mi sono buttata sull’alcool:
non so se ha fatto fuori qualche batterio, sicuramente ha ammazzato il mio
appetito.
Aspettando il taxi per tornare in albergo, riflettevo sul fatto che talvolta alcune persone è meglio ricordarle com'erano una volta. Cristallizzare un ricordo. Se il tempo passato è troppo, alla fine non si riconosce più la persona che abbiamo conosciuto in quella che abbiamo di fronte.
Un rumore di freni mi distoglie dai miei pensieri. Il taxi è arrivato: è lo stesso dell’andata. Il mio stomaco sussulta al pensiero delle montagne russe che lo aspettano.
Aspettando il taxi per tornare in albergo, riflettevo sul fatto che talvolta alcune persone è meglio ricordarle com'erano una volta. Cristallizzare un ricordo. Se il tempo passato è troppo, alla fine non si riconosce più la persona che abbiamo conosciuto in quella che abbiamo di fronte.
Un rumore di freni mi distoglie dai miei pensieri. Il taxi è arrivato: è lo stesso dell’andata. Il mio stomaco sussulta al pensiero delle montagne russe che lo aspettano.
Dico al tassista “mi porti a Rossio” e abbasso il finestrino per respirare la fresca aria della notte.
Baci da Lisbona para todos
Baci da Lisbona para todos
:D :D :D
RispondiEliminaeh sì...meglio il ricordo...decisamente!
Sai che ti ricorderò senza pietà questa frase in caso di emergenza?
RispondiEliminaMi autorizzi , vero?
Eri tu che avevi voglia di lasagne l'altro giorno? Ti è passata, vero? :) :)
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RispondiEliminaHai uno stomaco forte...io avrei rigettato anche l'anima appena visti i capelli!!! :P
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