Giuro che è vero.
Stanotte ho sognato
di ricevere una telefonata.
Ero seduta alla
scrivania, rispondo e una persona mi dice " ciao, sono il portavoce del
tuoi lettori del blog. Siamo in 22 e siamo preoccupati: perché hai smesso di
scrivere?"
Nel sogno pensavo
"non è vero, mi stanno prendendo in giro".
Il mio capo fan
club prontamente rilancia: "guarda che ci siamo davvero siamo in 22, ti
sosteniamo!". Andavo a guardare su internet ed in qualche modo verificavo
che non stava mentendo, erano proprio in 22. Erano pure entusiasti, per la mia
incredulità.
Avevo promesso a me
stessa che avrei fatto sopravvivere il blog almeno un mese (13 febbraio)
ma la voglia vacillava.
Ci ha pensato il
mio subconscio a sollecitarmi e alla fine eccomi qui a scrivere.
Potrei parlare
dell'ultimo viaggio, ma devo ancora finire di mettere a posto le foto, quindi
non cambiate canale che prima o poi (cioè poi) scriverò anche di questo.
Oggi vi intratterrò
con una storia di vita vera, capitatemi recentemente, che dimostra come anche
un semplice gesto come prendere dei biglietti per un evento possa avere
delle ripercussioni inaspettate.
La vicenda si apre
con me che vispa e ottimista trovo parcheggio vicino alla biglietteria in una
soleggiata e limpida giornata di gennaio.
Il giubilo aumenta
quando vedo che non c'è nessuno in coda.
Non mi pare vera
cotanta fortuna, e infatti non lo è: i biglietti sono già esauriti.
Disappunto,
infelicità e rassegnazione. Il giovane hipster dietro il vetro mi dice di
tornare il giorno seguente, perché ne arriveranno altri.
E' un po' uno
sbattimento ritornare, ma pazienza.
Il mattino seguente
il cielo è di un color asfalto intenso, la colonnina di mercurio segna pochi
gradi sopra lo zero, c'è vento. Trovo parcheggio a 2 km dalla biglietteria.
Arrivo e c'è coda.
Il manuale del
pignolo prevede che arrivando si chieda "chi è l'ultimo?". Nel mio
caso l'ultima è una vecchina, con il fazzoletto annodato sotto il
collo, che mi dice che si è spostata per poter controllare la sua bici
legata ad un palo. Tenerezza.
Quando il giovane
hipster apre il botteghino comunica che i biglietti non ci sono. Il
panico serpeggia tra la gente che ha occupato buona parte del marciapiede. La
coda si allunga, forma varie curve disegnando un'immagine di Snake, il gioco
del Nokia 3310 che tutti ricordiamo.
Io sono la settima,
dietro di me almeno una trentina di persone. I primi della fila chiedono
qualche informazione in più, ma vengono rimbalzati dal giovane hipster che
liquida tutti dicendo "i biglietti arriveranno" .
Le ricerche
socio-antropologiche delle dinamiche della gente che aspetta in coda hanno aspetti
molto interessanti.
Il mio studio ha
evidenziato quattro categorie.
Ci sono gli
Impazienti: quelli che se ne vanno e stop. Questa categoria include due
sottotipi: quelli che se ne vanno con il botto, sacramentando a gran voce
contro un'autorità qualunque, e quelli che lo fanno in perfetto silenzio.
Il secondo gruppo è
quello degli Immobili. Gente in piedi, che non parla, non interagisce, che
sembra assente e di cui dopo un certo numero di minuti si sospetta che sia in
una fase di coma vigile con attive solo il minimo delle funzioni vitali.
Il terzo gruppo è
quello dei Capi della Rivolta. Si riconoscono tra di loro anche senza essersi
mai visti e si spalleggiano: c'è un portavoce che si fa carico della protesta e
i gregari lo appoggiano.
I restanti sono gli
spettatori che, adeguatamente sobillati, possono dare manforte alla rivolta.
Nel caso specifico,
il Robespierre dei noiatri è un pensionato molto battagliero. Ha appoggi in
alto e potrebbe indagare per sapere se davvero i biglietti sono in viaggio
verso di noi, ma sfortunatamente il suo telefono cellulare non ha credito. Gli
offro di chiamare con il mio. Stupito e riconoscente lo fa. Il responso è
consolante: arriveranno tra una decina di minuti.
I minuti
passano, si accumulano fino a diventare una mezz'ora e poi un'ora.
Cosa potrebbe
andare peggio? Potrebbe piovere? E infatti inizia a piovere.
Ormai il
malcontento popolare dilaga tra la folla. Il giovane hipster si è barricato
dietro il vetro e non risponde più. C'è chi propone azioni di forza e
occupazione forzata della biglietteria ("almeno stiamo al caldo"!).
Che fare?
Come affrontare
questa situazione? Cercare una conciliazione, ascoltando il Segretario Generale
dell'ONU che vive in me, oppure aggregarmi alla folla dei forconi della
biglietteria?
Mentre dentro di me
inizia il ping pong tra le opzioni Mediazione vs Presa della Bastiglia, il
tempo cambia, ovviamente non in meglio. Nevica.
Dapprima qualche
fiocco, poi lentamente attorno a noi inizia a diventare tutto bianco.
La vecchina con il
foulard annodato sotto il collo mi dice che non sa se ce la farà a passare il
cavalcavia in bicicletta. Tristezza.
Gli immobili
iniziano ad assomigliare lentamente prima a dei reduci di una spedizione
polare, poi a dei pupazzi di neve. Gli impazienti sono spariti da tempo.
Gli altri sono, chi più chi meno, furibondi.
Io opto per
l'opzione "Mediazione" e sorridendo mi avvicino al vetro che separa
me dal giovane hipster.
"Ciao giovane
hipster, so che tu non hai biglietti, ma potresti gentilmente sincerarti di
dove siano? Perché qui fuori, come vedi, sta nevicando"
Il giovane hipster
mi risponde "non posso".
"Perché? La
neve ha già tagliato le comunicazioni?"
"Ho già
chiamato prima all'apertura".
"Allora puoi
richiamare gentilmente, visto che è passata più di un'ora?"
"No".
"Se mi dai il
numero, chiamo io, non c'è problema".
"Non posso
dare il numero a nessuno, è riservato".
Il giovane hipster
chiude la tendina. Nel vetro ora vedo il mio riflesso. Vedo Katia.
K come Kerosene, A
come Atrocità, T come Terremoto o Tragedia, I come Ira di dio, e A come Adesso
spacco il vetro e ti sfascio la biglietteria.
Chi ha assistito
dietro di me rumoreggia. Tutti hanno cappotti, giubbotti e berretti ricoperti
di neve.
No, non posso
tollerare tanta ingiustizia.
Devo agire con
razionalità: chi è a capo di questa catena di ritardi? Chi può cazziare tutti a
morte? Qual è il nome che farà tremare tutti i lassisti e farà apparire i
biglietti?
Prendo il telefono,
Google, cerco "Presidente capo supremo del servizio biglietteria".
Chiamo.
"Buongiorno,
vorrei parlare con il Presidente".
"Chi
parla?"
"Una cittadina
scontenta"Mi sento in piazza della Bastiglia, il 14 luglio 1789. L'étendard sanglant est levé.
Attorno a me, silenzio.
Mi passano la
segretaria, alla quale spiego la situazione. Lei capisce, mi ringrazia e mi
assicura che si accerterà le responsabilità e farà di tutto per sbloccare la
situazione.
"Di quanti
biglietti ha bisogno? "
"Quattro"
"Glieli metto
da parte, passi domani a prenderli".
Incredula, ora posso
andarmene via.
Un po' la folla mi
odia, un po' mi acclama.
Mi sento in
colpa: che farà la vecchina? Gli immobili si sbrineranno tutti? Il pensionato
Robespierre riuscirà ad avere i biglietti?
Le mie mani sono
violacee, non ho i guanti. Guardo l’ora, non posso restare oltre. Il partigiano
Roby mi sostituirà nella lotta.
Mi giro, saluto
tutti e me ne vado.
Uno gli Immobili si
risveglia dalla catalessi per sussurrare al mio passaggio "mortacci
tua".
p.s. Caro
subconscio, piuttosto di ricevere telefonate da fantomatici ammiratori del
blog, fammi sognare Matthew McConaughey. Allego foto.
Sei un mito!
RispondiEliminaGrazie ! ;)
RispondiEliminaVabbe....ma che cosa mangi a cena?!?! :-D
RispondiEliminaE cmq matthew e elio la notte sono protagonisti esclusivi dei miei sogni!
RispondiEliminaEh no. Ti devi decidere. Ho le prove che hai scelto Elio. Matthew a me, grazie :)
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