martedì 14 aprile 2015

ESSERE ZEN CON TRENITALIA (A/R). PRIMA PARTE: ANDATA



Ogni tanto mi tocca una trasferta a Milano e questa volta si preannuncia impegnativa.  Cerco quindi di predispormi all’ottimismo estremo e all’indifferenza verso tutto ciò che potrebbe turbarmi.

I miei buoni propositi di essere zen e distaccata vengono subito messi alla prova da Trenitalia. Perché gli amministratori delegati che si sono succeduti negli anni hanno riversato il loro odio nei confronti di chi deve prendere il treno e non può pianificarlo quattro mesi prima per usufruire delle loro offerte? A che serve fare la promozione  Milano - Roma a 17 euro se poi il relativo biglietto è più raro di quello dorato di Willy Wonka?

Salgo a Porta Susa, dove inizia la gara di sopravvivenza tra i pendolari: ogni mattina si alzano e sanno che dovranno correre più veloce di un altro pendolare per evitare di viaggiare in piedi fino a Milano. C’è gente che ha iniziato la carriera podistica così, e ora si allena sugli altopiani etiopi per correre la maratona di New York.

Gli unici posti che si trovano facilmente sono quelli standard, in cui spazio vitale è minimo. Nei posti a quattro dove si sta intorno al tavolino, il viaggio diventa  una battaglia a colpi di calci con il dirimpettaio per avere il diritto di stendere le gambe e di gomiti con il vicino a lato per conquistare il bracciolo in comune.  Nei viaggi lunghi si rischia di prendere più botte che in un incontro di Muay Thai.


Decido di puntare tutto sulla prima carrozza, poco frequentata perché abitata dalla temibile figura del capotreno, incubo di tutti i viaggiatori a sbafo.  Trovo posto quasi subito e mi adagio nel mio sedile. Noto con piacere che c’è una presa elettrica per ricaricare il telefono e penso che la giornata andrà bene.


Ho appena il tempo di formulare questo pensiero quando accanto a me si siede l’ Uomo Qualunque. Egli inizia ad agitarsi a Chivasso: forse sente che c’è la connessione 4G e automaticamente il vagone diventa il suo ufficio. Prima chiama i colleghi (dai quali è passato prima di andare in stazione) e comunica di essere in treno e ovviamente reperibile. L'Uomo Qualunque è indifferente alle occhiate di rimprovero degli altri passeggeri. E' in uno stato di trance come i veggenti di Medjugorje: lui è convinto di essere seduto alla sua scrivania. Man mano che ci avviciniamo a Milano, il mio vicino di posto (tra una gomitata e l’altra per il bracciolo) a Santhià ha già contattato tre clienti, a Vercelli ha richiamato in ufficio per controllare la situazione, a Novara va in bagno per ottimizzare i tempi  (non si può perdere tempo per la minzione quando si è in giro per lavoro), a Milano scende  per primo dal vagone con la faccia di chi conquisterà Wall Street.


Io invece ogni volta che arrivo alla stazione Centrale  scendo dal treno ridendo da sola, perché ripenso sempre alla scena in cui i fratelli Caponi, alias Totò e Peppino, arrivano dal Sud vestiti da "milanesi" con colbacco e cappotto in piena estate.
 
Mentre mi preparo per scendere, mi congratulo con me stessa per non aver strozzato a mani nude il mio molesto vicino. Il mio compiacimento viene interrotto quando noto con orrore che il mio telefono non si è caricato. La presa c’è, ma non è funzionante. Certi traumi sono duri da superare, per fortuna ho una batteria extra che purtroppo non basterà per tutta la giornata. Oltre il danno, la beffa. Io non ho usato il telefono ed è quasi scarico, mentre l'Uomo Qualunque ha già il cellulare attaccato all'orecchio. Sospetto che sia stato silenziosamente ricaricato dall'energia eolica derivante dal giramento di palle di tutti i passeggeri del treno. Energia che si è concentrata tutta su di lui, e il mio telefono non ne ha beneficiato.

Anubi, quando peserai l’anima degli amministratori delegati di Trenitalia (873mila euro di stipendio nel 2012) ricordati di aggiungere sulla bilancia un caricabatterie di una tonnellata. Grazie.


Per l’appassionante racconto sul ritorno (titolo del post “Modella e Ciambella”) non cambiate canale. Giuro che lo scriverò, prima o poi.



(nella foto, ex pendolari tra Torino e Milano impegnati nella finale dei 100 metri alle Olimpiadi di Londra 2012)



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Share it if you like it !