Tra gli obiettivi più improbabili, c'è quello di accasarmi. Cosa mi ha spinto a
formulare questo folle proposito, distante da
me come il pianeta Terra lo è da Nettuno?
La risposta è in un evento che mi è
capitato recentemente: ero su un aereo della compagnia che per
convenzione chiameremo Anubi Airlines, seduta vicino al finestrino con un posto vuoto a lato e mi beavo della
mia fortuna sfacciata, pregustando l'allugamento delle gambe con conseguente dormita fino a destinazione. Attendevo con trepidazione il decollo: l'aereo inizia a muoversi,
la potenza dei motori aumenta, si avvicina il momento in cui le ruote si
staccheranno dal suolo e il viaggio avrà inizio.
Stavolta no. Invece di decollare, l'aereo inchioda all'improvviso.
Non so se gli altri passeggeri abbiano percepito la pericolosità di quella situazione, ma io ne ero consapevole. Ho una preparazione pari a quella di un perito aeronautico, acquisita guardando tutti gli episodi del mio programma Tv preferito: "Indagini ad alta quota" su DMAX, che in ogni puntata ricostruisce un incidente aereo.
Non so se gli altri passeggeri abbiano percepito la pericolosità di quella situazione, ma io ne ero consapevole. Ho una preparazione pari a quella di un perito aeronautico, acquisita guardando tutti gli episodi del mio programma Tv preferito: "Indagini ad alta quota" su DMAX, che in ogni puntata ricostruisce un incidente aereo.
Dai miei rilievi posso affermare che l'aereo
viaggiava a poco meno di 250
km/h e frenare a quella velocità comporta un rischio. Sicuramente non
avevamo ancora superato la V1, il cosiddetto punto di non ritorno, cioè la velocità oltre la quale il pilota non può arrestare il decollo perché se frenasse l’aereo andrebbe
fuori pista.
Ecco: negli istanti eterni in cui le ruote stridevano sulla pista, mi è mancato qualcuno al mio
fianco. Un compagno, ma anche un passeggero qualunque a cui piantare le unghie
nell'avambraccio.
Durante le tre ore successive a bordo, nell'attesa che l'aereo ripartisse, il destino ha presentato subito il primo candidato per occupare il posto più importante nel mio cuore, facendomi apparire un sorridente steward dell'Anubi Airlines che mi ha portato due caffè (non richiesti), un bicchiere d'acqua (non avevo sete) e ogni volta che passava vicino cercava di scambiare qualche parola.
Durante le tre ore successive a bordo, nell'attesa che l'aereo ripartisse, il destino ha presentato subito il primo candidato per occupare il posto più importante nel mio cuore, facendomi apparire un sorridente steward dell'Anubi Airlines che mi ha portato due caffè (non richiesti), un bicchiere d'acqua (non avevo sete) e ogni volta che passava vicino cercava di scambiare qualche parola.
Assistente
di volo: "Ma dov'è che stai
andando, donna che viaggi da sola dato che il sedile accanto al tuo è vuoto?”
Io: “In
Etiopia, ma non da sola, assistente di volo curioso”
Lui: “Ma no, rimani in Escitto con me” (occhi a cuoricino a profusione)
Io: “Quand’è che decolliamo, che ho una
coincidenza da prendere?”
Avrei potuto accettare la sua proposta, ma
non l'ho fatto e forse un giorno me ne pentirò.
Un marito assistente di volo ha i suoi vantaggi: non è una presenza opprimente, puoi chiedergli regali da ogni paese del
mondo, è abile a versare tè e caffè senza versare una sola goccia.
:-)
RispondiEliminaNon si sarà mica trattato di una macchinazione dello steward per attirare la tua attenzione?