giovedì 9 luglio 2015

MODELLA E CIAMBELLA



Le ultime parole famose:

"Per l’appassionante racconto sul ritorno (titolo del post “Modella e Ciambella”) non cambiate canale. Giuro che lo scriverò, prima o poi."


Il destino era in ascolto e  ha deciso di mettere ogni sorta di ostacolo sul mio cammino, impedendomi di allietarvi  con il seguito del ritorno da Milano in treno. Sono passati  quasi tre mesi, in cui  ho pescato continuamente la carta "imprevisti " del Monopoly  quando in realtà avrei volentieri tirato i dadi  e saltato  avanti tre caselle senza passare dal via.

Torniamo a noi: come avete passato questi mesi senza di me? Vi immagino tutti ad inviare email a  Gianloreto Carbone di "Chi l'ha visto?", vi ringrazio commossa: ho saputo che quell'invidiosa della Sciarelli non ha voluto catalogare la mia assenza dal blog come un caso di presunta scomparsa.

Comunque sono tornata, quindi ricomincio esattamente dal punto in cui mi ero interrotta.
  
Dopo una giornata particolarmente densa, in cui avevo saltato il pranzo, ho deciso di prendere un cappuccino e poi una ciambella da mangiare con calma in treno. Un peccato di gola che ogni tanto mi concedo perché appaga tantissimo i miei sensi: prima addento il fritto zuccherato e già mi sento in estasi, poi il soffice dell'impasto mi soddisfa all'infinito. Oltre all'incalcolabile numero di calorie (pari ai miliardi del debito italiano dell'anno scorso), mangiare una ciambella se fa caldo ha anche l'utilità di effettuare un scrub allo zucchero sulle labbra, che dall'estetista costerebbe e invece qui è incluso del prezzo.


Mi dirigo verso  la stazione di Milano Centrale, dove dalle 17:00  si ritrovano  i cosiddetti "centometristi pendolari", gente che corre anche sulle scale mobili e si ferma solo se ha trovato un posto sul treno verso casa. Bisogna quindi aggirarsi con una certa cautela, per evitare di finire nella traiettoria di uno di questi proiettili umani, che se avessero la resistenza di correre per almeno un'ora a quella velocità non avrebbero più bisogno di mezzi di trasporto e arriverebbero a casa per cena senza spendere un soldo.

Ad un certo punto, tra tutta quella frenesia di gente che schizza come palline da una parte all'altra, vedo  alcuni che si voltano verso la stessa direzione. Sta passando una modella, magrissima, altissima, levissima: sembra che cammini lentamente con un curioso effetto moviola, in realtà è l’unica che non sta correndo come tutti quelli intorno. Si sono fermati a guardarla perché era oggettivamente bella: bionda con i capelli lunghi, alta poco più di un metro e settanta,  tacchi alti, avvolta da un vestito nero corto che su di lei è bellissimo e sulle altre sembrerebbe una casacca.

Continuo a  camminare verso il treno, sono in abbondante anticipo e confido di trovare un posto sul regionale per Torino. Errore: il mio ottimismo viene brutalmente smentito perché passando in rassegna le prime carrozze, le vedo già piene. Mi dirigo verso la testa del treno, quella più lontana sperando che ci sia qualche posto libero. La mia strategia funziona perché trovo posto in uno scompartimento e davanti è libero quindi  posso allungare le gambe. 

Sistemo le mie borse, il treno sta quasi per partire e nessuno ha ancora occupato il posto di fronte. Gioia, felicità e giubilo. Decido che è giunto il momento "ciambella". Apro il sacchetto già traslucido e, mentre la addento, mi si piazza davanti la modella di cui sopra. 
Lei mi guarda perplessa:  evidentemente non sa cosa stia mangiando, non ha mai visto una ciambella  perché teme di ingrassare anche a guardarla.
Io rimango lì, con lo zucchero che scende abbondante a pioggia sui miei pantaloni neri. Quello che è non caduto sui miei abiti, mi è rimasto appiccicato sulla faccia.

Niente, la magia è finita. Trovarmi davanti questa tizia così magra che potrebbe cadere dentro una grata del marciapiede mi ha rovinato il momento che aspettavo per assaporare il mio peccato di gola.

Comunque ho fame ed io la ciambella me la mangio, alla faccia sua.

Il treno parte, il capotreno passa a verificare i biglietti e rimane ipnotizzato davanti alla modella con lo sguardo dei veggenti di Medjugorje quando vedono la Madonna.

Purtroppo la batteria del telefono mi ha abbandonato, non ho nulla da leggere, e davanti a me c'è questa tizia. Ho pensato di approfittare dell’occasione e studiare il comportamento e le abitudini di questa curiosa categoria di donne e prendere appunti.

Qui di seguito trovate il risultato della mia analisi.

La pelle della modella: è perfetta. E’ di carnagione chiara, ma non pallida. Senza un brufolo, un’imperfezione, una lentiggine. Effettivamente da vicino ha un aspetto un po’ sintetico, come se si fosse passata il Photoshop sull’epidermide. Guardo le occhiaie e sono perfettamente nascoste sotto il make up. Mentre mi chiedevo quali costosissimi prodotti potevano riprodurre quel risultato, la donzella si trucca davanti a me usando solo prodotti Kiko.
Ragazze prendete nota: Full Coverage Concealer (Correttore ad Altissima  Coprenza da 7.50 Euro) e Compact Powder Cipria (compatta micronizzata con finish mat) da 9.90 Euro. Stendere il correttore con l’anulare e poi passare la cipria. Tutto qui.
L’insieme di questi due prodotti dà lo stesso effetto del calcestruzzo, facendo sparire tutto.

L’alimentazione della modella. Una caramella senza zucchero e Coca Cola zero. Un sorso. Basta.

La mano della modella. A dir la verità, stare di fronte ad una donna che una faccia inespressiva non è un grande esperienza e mi sono annoiata. Era molto bella, ma di una bellezza noiosa, tanto che incredibilmente gli uomini presenti nel vagone hanno smesso di guardarla quasi subito. Un particolare mi ha colpito: le mani. Io ho le mani piuttosto magre, ma le sue erano impressionanti: erano pelle e ossa, si vedevano vene e capillari, se avessi visto solo le mani avrei detto che appartenevano ad una donna di 70 anni.

Ad un certo punto la mia analisi viene interrotta quando mi chiede se posso guardarle le borse mentre va in bagno. Si alza, volteggia con il suo vestito nero e sparisce. Poco dopo ritorna, mi ringrazia e prende il suo telefono che, a differenza del mio che giace morto nella borsa, è ovviamente carico e le consente una lunga conversazione con Pucci, il suo fidanzato. Io lo immagino alto, con i pantaloni stretti, scarpe senza calze,  abbronzatura color caramello, ciuffo e occhiali da sole incorporati al cranio. Dà appuntamento a Pucci in stazione perché la venga a prendere, ha mangiato (cosa? La caramella?) è molto stanca perché ha fatto dei casting per dei cataloghi e quindi è giustamente stremata. All’arrivo in stazione, scende e non mi saluta (forse saluta solo le taglie dalla 38 in giù). Non resisto alla curiosità e cerco Pucci tra la folla. Sarà quel giovane con la barba, capelli rasati, orecchini tondi e  T- Shirt? No, quello sta baciando un uomo. Sarà forse quello in giacca e cravatta, brizzolato, over 50 ma comunque piacente? No, è il nuovo capotreno. Mentre il treno riparte, vedo nel parcheggio la modella inizia ad agitare la scarna mano e si dirige verso Pucci: sembra Vito Catozzo, solo che invece di essere una guardia giurata con la panza, è un uomo con la panza che guida una Ferrari. 
Effettivamente non ho notato se la modella avesse le lenti a contatto, in ogni caso i soldi li vede benissimo.

Alla prossima !

(nella foto: come sarebbero state le mie labbra dopo aver gustato la ciambella senza la presenza della modella)









4 commenti:

  1. Non sarà mica stato il tuo senso di colpa ad averla materializzata?
    Ci vediamo un giorno e ti porto qualche ciambella, così facciamo una prova.

    RispondiElimina
  2. Ne basta una ciambella, e poi non può essere un momento a caso. Dev'essere un momento di gratificazione dello spirito tramite il fritto. Non si può improvvisare.

    RispondiElimina

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