Le ultime parole famose:
"Per l’appassionante
racconto sul ritorno (titolo del post “Modella e Ciambella”) non cambiate
canale. Giuro che lo scriverò, prima o poi."
Il destino era in ascolto e ha
deciso di mettere ogni sorta di ostacolo sul mio cammino, impedendomi di
allietarvi con il seguito del ritorno da
Milano in treno. Sono passati quasi tre
mesi, in cui ho pescato continuamente la
carta "imprevisti " del Monopoly
quando in realtà avrei volentieri tirato i dadi e saltato
avanti tre caselle senza passare dal via.
Torniamo a noi: come avete passato questi mesi senza di me? Vi
immagino tutti ad inviare email a
Gianloreto Carbone di "Chi l'ha visto?", vi ringrazio commossa: ho saputo che quell'invidiosa della Sciarelli non
ha voluto catalogare la mia assenza dal blog come un caso di presunta
scomparsa.
Comunque sono tornata, quindi ricomincio esattamente dal punto in cui
mi ero interrotta.
Dopo una giornata particolarmente densa, in cui avevo saltato il
pranzo, ho deciso di prendere un cappuccino e poi una ciambella da mangiare con
calma in treno. Un peccato di gola che ogni tanto mi concedo perché appaga
tantissimo i miei sensi: prima addento il
fritto zuccherato e già mi sento in estasi, poi il soffice dell'impasto mi soddisfa all'infinito. Oltre all'incalcolabile numero di calorie (pari ai
miliardi del debito italiano dell'anno scorso), mangiare una ciambella se fa
caldo ha anche l'utilità di effettuare un scrub allo zucchero sulle labbra, che
dall'estetista costerebbe e invece qui è incluso del prezzo.
Mi dirigo verso la stazione di
Milano Centrale, dove dalle 17:00 si
ritrovano i cosiddetti
"centometristi pendolari", gente che corre anche sulle scale mobili e si
ferma solo se ha trovato un posto sul treno verso casa. Bisogna quindi
aggirarsi con una certa cautela, per evitare di finire nella traiettoria di uno
di questi proiettili umani, che se avessero la resistenza di correre per almeno
un'ora a quella velocità non avrebbero più bisogno di mezzi di trasporto e
arriverebbero a casa per cena senza spendere un soldo.
Ad un certo punto, tra tutta quella frenesia di gente che schizza come
palline da una parte all'altra, vedo
alcuni che si voltano verso la stessa direzione. Sta passando una
modella, magrissima, altissima, levissima: sembra che cammini lentamente con un
curioso effetto moviola, in realtà è l’unica che non sta correndo come
tutti quelli intorno. Si sono fermati a guardarla perché era oggettivamente bella: bionda con i capelli lunghi, alta poco più di un metro e settanta, tacchi alti, avvolta da un vestito nero corto che su di lei è bellissimo
e sulle altre sembrerebbe una casacca.
Continuo a camminare verso il
treno, sono in abbondante anticipo e confido di trovare un posto sul regionale
per Torino. Errore: il mio ottimismo viene brutalmente smentito perché passando
in rassegna le prime carrozze, le vedo già piene. Mi dirigo verso la testa del
treno, quella più lontana sperando che ci sia qualche posto libero. La mia
strategia funziona perché trovo posto in uno scompartimento e davanti è libero quindi posso allungare le gambe.
Sistemo le mie borse, il treno sta quasi per partire e nessuno ha
ancora occupato il posto di fronte. Gioia, felicità e giubilo. Decido che è
giunto il momento "ciambella". Apro il sacchetto già traslucido e,
mentre la addento, mi si piazza davanti la modella di cui sopra.
Lei mi guarda perplessa:
evidentemente non sa cosa stia mangiando, non ha mai visto una
ciambella perché teme di ingrassare
anche a guardarla.
Io rimango lì, con lo zucchero che scende abbondante a pioggia sui
miei pantaloni neri. Quello che è non caduto sui miei abiti, mi è rimasto appiccicato sulla faccia.
Niente, la magia è finita. Trovarmi
davanti questa tizia così magra che potrebbe cadere dentro una grata del
marciapiede mi ha rovinato il momento che aspettavo per assaporare il mio peccato di gola.
Comunque ho fame ed io la ciambella me la mangio, alla faccia sua.
Il treno parte, il capotreno passa a verificare i biglietti e rimane
ipnotizzato davanti alla modella con lo sguardo dei veggenti di Medjugorje quando vedono la Madonna.
Purtroppo la batteria del telefono mi ha abbandonato, non ho nulla da leggere, e davanti a me c'è questa tizia.
Ho pensato di approfittare dell’occasione e studiare il comportamento e le
abitudini di questa curiosa categoria di donne e prendere appunti.
Qui di seguito trovate il risultato della mia analisi.
La pelle della modella: è perfetta. E’ di
carnagione chiara, ma non pallida. Senza un brufolo, un’imperfezione,
una lentiggine. Effettivamente da vicino ha un aspetto un po’ sintetico,
come se si fosse passata il Photoshop sull’epidermide. Guardo le occhiaie e
sono perfettamente nascoste sotto il make up. Mentre mi chiedevo quali
costosissimi prodotti potevano riprodurre quel risultato, la donzella si trucca
davanti a me usando solo prodotti Kiko.
Ragazze prendete nota: Full Coverage Concealer
(Correttore ad Altissima Coprenza da 7.50
Euro) e Compact
Powder Cipria (compatta micronizzata con finish mat) da 9.90 Euro.
Stendere il correttore con l’anulare e poi passare la cipria. Tutto qui.
L’insieme di questi due prodotti dà lo stesso effetto del calcestruzzo,
facendo sparire tutto.
L’alimentazione della modella. Una caramella senza zucchero e Coca Cola
zero. Un sorso. Basta.
La mano della modella. A dir la verità, stare di fronte ad una donna
che una faccia inespressiva non è un grande esperienza e mi sono annoiata. Era
molto bella, ma di una bellezza noiosa, tanto che incredibilmente gli uomini
presenti nel vagone hanno smesso di guardarla quasi subito. Un particolare mi
ha colpito: le mani. Io ho le mani piuttosto magre, ma le sue erano
impressionanti: erano pelle e ossa, si vedevano vene e capillari, se avessi
visto solo le mani avrei detto che appartenevano ad una donna di 70 anni.
Ad un certo punto la mia analisi viene interrotta quando mi chiede se
posso guardarle le borse mentre va in bagno. Si alza, volteggia con il suo
vestito nero e sparisce. Poco dopo ritorna, mi ringrazia e prende il suo telefono
che, a differenza del mio che giace morto nella borsa, è ovviamente carico e le
consente una lunga conversazione con Pucci, il suo fidanzato. Io lo immagino alto,
con i pantaloni stretti, scarpe senza calze, abbronzatura color caramello,
ciuffo e occhiali da sole incorporati al cranio. Dà appuntamento a Pucci in
stazione perché la venga a prendere, ha mangiato (cosa? La caramella?) è
molto stanca perché ha fatto dei casting per dei cataloghi e quindi è giustamente
stremata. All’arrivo in stazione, scende e non mi saluta (forse saluta solo
le taglie dalla 38 in giù). Non resisto alla curiosità e cerco Pucci tra la folla.
Sarà quel giovane con la barba, capelli rasati, orecchini tondi e T- Shirt? No, quello sta baciando un uomo. Sarà
forse quello in giacca e cravatta, brizzolato, over 50 ma comunque
piacente? No, è il nuovo capotreno. Mentre il treno riparte, vedo nel parcheggio la modella inizia ad agitare la
scarna mano e si dirige verso Pucci: sembra Vito Catozzo, solo che invece di
essere una guardia giurata con la panza, è un uomo con la panza che guida una
Ferrari.
Effettivamente non ho notato se la modella avesse le lenti a contatto, in ogni caso i soldi li vede benissimo.
Alla prossima !
(nella foto: come sarebbero state le mie labbra dopo aver gustato la ciambella senza la presenza della modella)
:-D bentornata!
RispondiEliminaGrazie :D
RispondiEliminaNon sarà mica stato il tuo senso di colpa ad averla materializzata?
RispondiEliminaCi vediamo un giorno e ti porto qualche ciambella, così facciamo una prova.
Ne basta una ciambella, e poi non può essere un momento a caso. Dev'essere un momento di gratificazione dello spirito tramite il fritto. Non si può improvvisare.
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